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Rifugiato

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Parola correlate

  • Asilo politico e Diritto di asilo
  • Beneficiario di protezione sussidiaria/umanitaria
  • C.a.r.a. (Centro di accoglienza per richiedenti asilo)
  • Carta di Roma
  • Commissione territoriale
  • Convenzione di Ginevra
  • Crisi migratoria
  • Dublinante
  • Porto non sicuro
  • Lampedusa/modello Lampedusa/Nuova Lampedusa
  • Richiedente asilo

Immigrazione

Rifugiato

Definizione

È la persona a cui è stato riconosciuto lo status in base alla Convenzione di Ginevra del 1951, che definisce il rifugiato come colui che per fondato timore di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinione politica, si trova fuori dal territorio del Paese di cui è cittadino o di residenza abituale e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione del suo Paese d’origine e non può o non vuole tornarvi.
Il riconoscimento dello status giuridico di rifugiato è attuato dai Governi che hanno firmato la Convenzione o dall’Unhcr– Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Viene riconosciuto a chi può dimostrare una persecuzione individuale.

I rifugiati devono godere di diritti fondamentali, quali la libertà di pensiero e di movimento, la libertà dal timore di subire torture e trattamenti inumani e degradanti, e di diritti economici come l’accesso all’assistenza sanitaria, e il diritto allo studio e al lavoro (talvolta in misura paritaria ai cittadini).  I rifugiati hanno il dovere di rispettare le leggi del Paese d’asilo.

In Italia, i rifugiati riconosciuti tali dalla Commissione Territoriale ottengono un permesso di soggiorno per asilo politico di cinque anni e rinnovabile ad ogni scadenza, e sono equiparati ai cittadini italiani per quanto riguarda i diritti normativamente garantiti, tra cui: il medesimo trattamento in materia di lavoro, l’accesso al pubblico impiego, il diritto al ricongiungimento familiare, all’assistenza sociale, all’assistenza sanitaria, all’istruzione pubblica, ad avere il documento di viaggio, alla libera circolazione all’interno del territorio dell’Unione europea per un periodo non superiore a 3 mesi e a chiedere la cittadinanza italiana dopo 5 anni di residenza in Italia.

Spesso il concetto di rifugiato viene confuso con quello di profugo, termine usato per indicare genericamente chi si è allontanato dal Paese di origine per le persecuzioni o per una guerra. Ciò che in questo caso caratterizza e differenzia il rifugiato è l'aver ricevuto dalla legge dello Stato che lo ospita (o dalle convenzioni internazionali) questo status.

Lo status di rifugiato può essere revocato, sulla base dei casi previsti dalla Convenzione di Ginevra:

  • Per avere presentato i fatti in modo erroneo o averli omessi, compreso il ricorso a documenti falsi, se questo ha ha costituito un fattore determinante per l’ottenimento dello status
  • Quando la persona sia stata condannata con sentenza passata in giudicato per un reato di particolare gravità che costituisce un pericolo per i cittadini dello Stato[1]

 

 



[1] Questa voce è stata redatta consultando i seguenti testi: European Migration Network, “Glossario Migrazione e Asilo”, Edizioni Idos, 2011; Medici per i diritti umani, “Città senza dimora”, Infinito Edizioni, 2012;  Allegato Carta di Roma; Glossario sul sito: http://www.protezionecivile.gov.it;  “Stranieri, diritti e doveri”, inserto al mensile della Polizia di Stato, 2008. 

Uso del termine

Immigrati, clandestini, rifugiati, sfollati, profughi... Sono tutti uguali?

A volte si parla di queste persone come se avessero le stesse caratteristiche, mentre in realtà l’unico tratto che essi hanno in comune è quello di aver lasciato il proprio luogo di origine. Il rifugiato è costretto a fuggire dal proprio paese a causa di una guerra o perché vittima di persecuzione. I rifugiati sono dunque persone esattamente come noi, che però non hanno scelta. Gente che prima di essere travolta da eventi drammatici aveva una famiglia, una casa, un lavoro; professionisti, contadini insegnanti, operai, che fuggendo dal proprio paese hanno perso tutto e sono diventati rifugiati. Si tratta quindi di persone che, se aiutate a integrarsi, possono apportare un notevole contributo sociale e culturale al paese d’asilo [1].

Si può usare come sinonimo anche il termine migrante forzato, ricordando però che il rifugiato ha uno status giuridico ben preciso che abbiamo qui descritto.

Bisogna evitare invece di usare parole criminalizzanti della figura dei rifugiati, confonderli con i clandestini,  chiamarliextracomunitari.

“Extracomunitari, insieme a clandestino, sono due termini usati spesso sui giornali per riferirisi ai rifugiati, indica un senso di non appartenenza, di esclusione [2] - spiega Monica Serrano dell’Associazione Laboratorio 53 – un altro stereotipo che ritorna sui media è che chi scappa dal proprio paese lo fa perché ha commesso qualche reato, perché sarebbero criminali nella terra d’origine”.  Abbiamo visto, al contrario, che i rifugiati hanno il diritto a essere pienamente inseriti nel Paese che concede loro lo status e sono equiparati ai suoi cittadini.

Infine, ricordiamo che c’è una sottile differenza fra la richiesta di asilo politico, il cui diritto è sancito dall’articolo 10 della Costituzione italiana, e lo status di rifugiato, concesso sulla base della Convenzione di Ginevra. Per saperne di più, consulta la voce asilo politico.

In Italia, la questione dei rifugiati esplose con il caso di Jerry Essan Masslo, un attivista sudafricano anti-apartheid che era fuggito dalle persecuzioni razziali nel suo paese. Fu ucciso da rapinatori italiani il 25 agosto 1989 a Villa Literno, dove lavorava come bracciante agricolo. La sua morte fece emergere lo sdegno popolare per il mancato riconoscimento dello status di rifugiato. Poco dopo la sua tragica scomparsa ebbe luogo a Roma la prima manifestazione antirazzista mai organizzata in Italia sino ad allora, con la partecipazione di oltre 200.000 persone, italiani e stranieri. E fu approvata la Legge Martelli, primo testo normativo sull’immigrazione  in Italia, che tra l’altro, toglieva la limitazione del riconoscimento dello status di rifugiato solo ai cittadini di Paesi europei.

 

 

 



[1] www.unhcr.it

[2] Intervista febbraio 2012

Dati

In Italia 64mila rifiugiati dal 2005 al 2011

Dal 2005 al 2011 sono state, secondo le statistiche del ministero degli Interni, più di 138.379 le richieste d’asilo avanzate nelle apposite commissioni territoriali -situate a Bari, Caserta, Crotone, Foggia, Gorizia, Milano, Roma, Siracusa, Torino e Trapani e in alcune speciali: 64.759 hanno ricevuto lo status sottoforma di protezione umanitaria (la maggioranza, 35.723), protezione sussidiaria o status di rifugiato; 73.620 sono stati i richiedenti asilo che non hanno visto accogliere la richiesta[1] e sono stati quindi diniegati (vedi).
Nel 2011, in concomitanza con gli eventi della primavera araba, sono state presentate 37 mila domande d’asilo che segna il record per questo Paese, battendo anche il 2008 quando erano state presentate circa 31mila domande d’asilo.  Nel 2010 le domande erano state solo 10mila, quindi nel 2011 c’è stata una crescita del 240%.

Sono 45,1 milioni i rifugiati nel mondo, secondo il rapporto dell’Unhcr riferito al 2012, mentre il totale dei rifugiati presenti in Europa è di circa 1,6 milioni di persone. L'Italia presenta cifre molto basse rispetto ad altri paesi dell'Unione Europea, in termini sia assoluti che relativi. La Germania ospita circa 580mila rifugiati ed il Regno Unito circa 290mila, mentre i Paesi Bassi e la Francia ne ospitano rispettivamente 80mila e i 160mila. In Danimarca, Paesi Bassi e Svezia i rifugiati sono tra i 4,2 e gli 8,8 ogni 1.000 abitanti,  in Germania oltre 7, nel Regno Unito quasi 5, mentre in Italia appena 1 ogni 1.500 abitanti. 

 
In Italia al 2012 risultano 64.779 rifugiati cui è stato riconosciuto lo status (erano 58 mila nel 2011 e 56 mila nel 2010). Le domande d’asilo presentante sono state oltre 17 mila circa la metà del 2011 (37 mila). Un calo significativo, determinato prevalentemente dalla fine della fase più drammatica delle violenze in Nord Africa. Il numero di rifugiati, colloca l’Italia al 6° posto tra i paesi europei, dopo Germania (589.737), Francia (217.865), Regno Unito (149.765), Svezia (92.872), e Olanda (74.598).

Rifugiati, Italia ultima tra i grandi paesi Ue per incidenza sulla popolazione

Secondo un'inchiesta di Eleonora Camilli su Redattore Sociale (24 ottobre 2013) i numeri dicono che tutti i paesi dell'Europa occidentale accolgono di più se si guarda il dato rispetto agli abitanti: l'Italia è quattordicesima, davanti ai soli paesi dell'est e alla Spagna

Stando ai numeri forniti da Eurostat (l'ufficio statistico dell'Unione europea) l'Italia è solo al sesto posto per numero di rifugiati accolti, con valori assoluti molto più bassi dei paesi più grandi. Ma i numeri dell’accoglienza sono ancor più sorprendenti se si guarda all’incidenza dei rifugiati sul totale della popolazione. In questo caso il nostro paese scivola, infatti, al 14esimo posto del’Ue a 28, ultimo tra le grandi nazioni dell’Unione europea esclusa la Spagna. In base alla popolazione hanno molti più rifugiati di noi Germania, Francia e Inghilterra ma anche paesi piccoli e lontani dal bacino del Mediterraneo come la Svezia, il Lussemburgo, l’Olanda, Cipro, il Belgio e l’Olanda. A guidare la classifica, basata sull’incidenza percentuale dei rifugiati sul totale degli abitanti è invece Malta, meta come l’Italia dei flussi via mare. Qui i rifugiati sul totale della popolazione sono quasi il 2 per cento.

Ma vediamo i numeri in dettaglio. Nel nostro paese nel 2012 sono stati accolti 64.779 rifugiati con un'incidenza sul totale della popolazione (60,8 milioni di abitanti) pari allo 0,1 per cento. La Germania accoglie dieci volte tanto, arrivando a quasi 600mila rifugiati (589.737) nel 2012, lo 0,72 per cento della popolazione tedesca. Il parallelo è ancor più sorprendente se si comparano i numeri con paesi a noi vicini e che hanno più meno la nostra stessa densità di popolazione.

In Francia, che ha un numero di abitanti poco superiore all'Italia (65milioni) nel 2012 si contano oltre 200 mila rifugiati (217.865) con un'incidenza pari allo 0,33 per cento: quasi tre volte e mezza i nostri numeri. Anche nel Regno Unito si registrano circa 150 mila presenze, centomila in più dell'Italia con un'incidenza  pari allo 0,23. Ma a sorprendere è l’incidenza nei paesi più piccoli. A Malta che ha una popolazione di appena 417mila abitanti nel 2012 sono stati registrati 8.248 rifugiati, pari a quasi il 2 per cento della popolazione (1,97). Stesso vale per la Svezia (seconda nella classifica per incidenza sulla popolazione) che con 9,4 milioni di abitanti nel 2012 ha accolto 92.872 rifugiati e richiedenti asilo, quasi l'1 per cento (0,97) della popolazione, ovvero ben dieci volte in più dell'Italia. Anche l'Olanda, dove ci sono 16 milioni di abitanti, è riuscita ad accogliere diecimila rifugiati più di noi (74.598 con un'incidenza superiore a quella della Francia: 0,4 per cento). L’incidenza è superiore anche in Austria (0,6), Olanda (0.4), Lussemburgo (0,5), Finlandia e Irlanda. Anche Belgio e Cipro hanno un numero di rifugiati per abitanti superiore al nostro.

Tra le nazioni più grandi, invece, meno rifugiati per il totale della popolazione li ha soltanto laSpagna, che pur avendo oltre 46 milioni di abitanti si ferma a 4.510 rifugiati nel 2012, appena lo 0,009 per cento del totale. Sotto l’Italia restano, dunque, solo i paesi dell’est (Bulgaria, Romania, Ungheria, Slovacchia, Slovenia etc), e il Portogallo.

Dati Rifugiati  

  

Rifugiati a Roma, almeno 2500 vivono per la strada o in case occupate

L’allarme lanciato da Medici per i Diritti Umani che assiste i senza dimora e riferisce che erano 1500 sei mesi prima. La situazione peggiora, aumenta il numero di coloro che non hanno un alloggio e non sono iscritti al sistema sanitario. 

Sono almeno 2500 i rifugiati che nella capitale non hanno un posto in accoglienza, né una casa e vivono in baraccopoli oppure in grandi edifici occupati e sovraffollati. Ai grandi insediamenti occupati, come la Romanina dove si trovano alloggiate mille persone, la Collatina dove ce ne sono 500 e il palazzo dell’ex Ispra di Piazza Indipendenza che ne contiene 500 fra cui molte donne e bambini, si sono aggiunti tanti micro insediamenti con condizioni invivibili. Fra questi ultimi, Ponte Mammolo e Colle Oppio, dove ci sono rispettivamente 100 e 50 persone. Molti sono costretti a dormire nelle stazioni metropolitane come Termini e Ostiense.

A lanciare l’allarme  è l’associazione Medici per i diritti Umani che opera prevalentemente nelle città di Roma e Firenze, dove assiste persone senza dimora. Secondo Medu si tratta di migranti forzati che però non riescono a entrare nei circuiti di accoglienza statali o comunali. I dati si basano sull’attività dell’unità mobile dell’associazione fino a fine 2013. La situazione è peggiorata in modo esponenziale, considerato che i numeri di giugno 2013 attestavano 1500 rifugiati costretti a vivere per la strada.

Sui 731 pazienti visitati dai Medici per i diritti umani tra la stazione Termini, la stazione Ostiense e il centro di prossimità di Tor Marancia, l’87% era di nazionalità non comunitaria e il 56% era richiedente asilo o titolare di protezione internazionale. Per quanto riguarda i paesi di provenienza, i più frequenti sono il Mali, il Gambia, la Guinea, la Costa d’Avorio, la Somalia e l’Eritrea. “ “Sono particolarmente significativi i dati delle stazioni Termini e Ostiense” spiega Alberto Barbieri, coordinatore di Medu. A Termini i pazienti titolari di protezione o richiedenti sono stati 72, pari al 44% del totale. Di questi, 30 erano richiedenti asilo, 22 avevano la protezione umanitaria, 12 quella sussidiaria e 8 l’asilo politico.

Alla stazione Ostiense 29 i richiedenti asilo, 7 con il permesso di soggiorno per motivi umanitari, 22 con lo status della protezione sussidiaria e 14 titolari dell’asilo politico. In totale 72 persone, cioè il 37% del totale pazienti di Ostiense, erano titolari o richiedenti asilo politico.

Nel complesso, risulta che la metà dei rifugiati incontrati da Medu per le strade di Roma non è iscritta al servizio sanitario nazionale, pur avendone diritto, nonostante la maggiorparte sia in Italia da più di sei mesi. “I tempi medi di attesa per iscriversi sono di due mesi, il diritto alla salute non è violato ma è comunque eroso, il sistema si presenta come una barriera invalicabile” continua Barbieri. Molti dei rifugiati visitati da Medu sono attesa di un posto in accoglienza e hanno già fatto domanda per questo allo sportello comunale di via Assisi. 

“Questa situazione non è importante solo per Roma – precisa il coordinatore di Medu – la capitale è lo specchio del livello di accoglienza e di inclusione in Italia. Noi che lavoriamo per la strada vediamo una situazione davvero preoccupante. Almeno 2500 persone sono in condizione di precarietà abitativa, costretti a vivere in baraccopoli, tendopoli ed edifici occupati o sulla strada. Se si pensa a tutti i luoghi della vergogna, della mancata accoglienza che si sono succeduti a Roma negli ultimi vent'anni, come la Pantanella, l’Hotel Africa a Tiburtina, la buca di Ostiense con i rifugiati afgani, l'ex ambasciata somala di Via dei Villini, Selam Palace, l'edificio della Collatina, la baraccopoli di Ponte mammolo, i marciapiedi di Via marsala a Termini....sembra un deja vu. Questa città e questo paese non riescono a uscire dall’ottica emergenziale”.   



[1] Sensi G., L'affare è l'emergenza in Nord Africa. Un nuovo stanziamento di mezzo miliardo, fino a dicembre 2012, per gestire le strutture che ospitano i richiedenti asilo, 21 agosto 2012 su www.altraeconomia.it

 

Esempi / Casi tratti da testate giornalistiche

Tunisia/Maroni:Rischio Infiltrazioni terroristiche tra rifugiati

Preoccupa fuga criminali da carceri

(agenzia giornalistica nazionale, 9 febbraio 2011)

Questa la dichiarazione del ministro dell’Interno Roberto Maroni, riportata da tutti i media, e rivelatasi poi infondata senza che nessuno la rettificasse.

“Ci preoccupa molto la fuga di criminali dalle carceri della Tunisia per il rischio di infiltrazioni terroristiche tra i tunisini che vogliono venire in Europa sotto le spoglie di rifugiati politici".

 

Immigrazione: 17 tunisini sbarcati a Lampedusa

Nell'isola presenti da settimane altri 21 extracomunitari

(agenzia di stampa nazionale, 5 maggio 2012)

LAMPEDUSA (AGRIGENTO), 5 MAG - Una barca con 17 tunisini a bordo e' appena giunta a Lampedusa. L'imbarcazione, intercettata dai carabinieri a circa 10 miglia dall'isola, e' stata ''scortata'' fino al porto da una motovedetta degli uomini dell'Arma. Nell'isola erano presenti altri 21 immigrati, ospitati in un residence. Otto somali erano arrivati il 3 aprile, gli altri il 25 aprile. Dallo scorso settembre, a causa di un incendio appiccato dagli immigrati, il centro d'accoglienza dell'isola e' chiuso.

In realtà, sull’isola di Lampedusa si trovavano 21 cittadini somali, i quali sono richiedenti asilo e potenziali rifugiati.

L’articolo che proponiamo da ultimo, invece, è un esempio di come vivono i rifugiati in Italia e delle continue violazioni dei loro diritti. Così gravi e documentate anche all’estero che molti tribunali tedeschi rifiutano di rimandare in Italia i richiedenti asilo e i rifugiati in fuga dal nostro Paese per non essere costretti a vivere in condizioni disumane. 

L'ANALISI
Rifugiati, in Italia solo stenti e poca dignità

Meglio la fuga verso i paesi del Nord Europa Si moltiplicano i casi di rifugiati che hanno ottenuto nel nostro Paese il riconoscimento della protezione internazionale e con il documento di viaggio partono l'Olanda, la Norvegia, la Svezia e la Finlandia. Stanchi di sopravvivere passando da un'occupazione all'altra, in condizioni umilianti.

(sito internet di un quotidiano nazionale, 31 gennaio 2011)

ROMA - Hanno lasciato paesi in guerra e persecuzioni, affrontato i trafficanti di uomini, il deserto e il mare, visto morire parenti e amici, ma l'odissea dei rifugiati non è finita. Ora scappano dal nostro paese. Si moltiplicano così i casi di rifugiati che hanno ottenuto nel nostro Paese il riconoscimento della protezione internazionale e con il documento di viaggio partono alla volta di Olanda, Norvegia, Svezia e Finlandia. Sono stanchi di sopravvivere fra gli stenti, passando per anni da un'occupazione all'altra, in condizioni che ledono la dignità umana. Nei paesi del nord Europa, come richiedenti asilo, vengono accolti con una casa e un conto corrente dedicato per le spese personali, su cui le autorità versano settimanalmente alcune centinaia di euro. Dopo un periodo di tempo variabile, fra i sei mesi e un anno, vengono rispediti indietro perché si scopre che le loro impronte digitali sono state prese in Italia per la prima volta. Secondo gli accordi di Dublino, infatti non si può chiedere asilo in più di uno stato. Tanti rifugiati, soprattutto somali, si bruciano le dita delle mani nel tentativo estremo di cancellare le impronte digitali. Da Sud a Nord. Le storie si ripetono lungo tutto lo stivale. Partono uomini soli ma anche intere famiglie. Come una coppia ghanese con due bimbe di 3 e 7 mesi che da Stignano (Rc) è andata in Norvegia, dove è nata la figlia più piccola. Rispediti in Calabria sono tornati nel piccolo comune della locride, dove nel frattempo i progetti di accoglienza dovevano essere chiusi e una relazione ispettiva dello Sprar ha scoperto che i rifugiati vivevano "in precarie condizioni igieniche all'interno di strutture sostanzialmente fatiscenti". In questo momento il caso più grave è quello dei 140 profughi somali che dormono in mezzo ai topi nella loro ex ambasciata in via dei Villini, a Roma, aumentati di numero rispetto ad alcuni mesi fa, proprio per il ritorno di altri ragazzi dal nord Europa. Somali in occupazione a Torino. Anche a Torino i somali titolari di asilo politico vivono da sei mesi senz'acqua nell'ex Velena, una vecchia caserma dei vigili occupata dopo lo sgombero da via Asti. Nella palazzina in corso Chieri, zona bene della città, hanno installato la corrente elettrica per tenere acceso qualche vecchio forno come calorifero. "Una persona che ha asilo politico può dormire in strada?" chiede in continuazione A. Q., 23 anni, rimandato indietro una settimana fa dalla Svezia. Per alcuni giorni si è accampato sotto i portici della stazione di Porta Nuova. È un'umiliazione che non dimentica. Dei 240 profughi di via Asti, ce ne sono meno di 20 in occupazione. "La maggiorparte sono partiti, verso Francia, Germania e altri paesi, ancora non sono tornati" spiega Z, lasciando intendere che si aspetta a breve di vederli di nuovo in strada a Torino. Magari con in tasca un bancomat con fototessera scritto in finlandese e ormai inservibile. Ma è solo lavoro nero anche al Nord. "Si trova lavoro solo come bracciante agricolo - racconta A., in Italia da quasi tre anni - a settembre e ottobre a Cuneo raccogliamo pesche, pere e mele, ci pagano 5 euro e 50 l'ora e stiamo nei campi 10 ore al giorno, ma solo 2 o 3 ore vengono retribuite con i voucher dell'Inps, il resto è in nero". Così il datore di lavoro si ripara dai controlli e non paga i contributi.

 

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